“Nun c’è paisi ca nun havi a so chiazza”, Piazza Gelsi un luogo suggestivo

“Nun c’è paisi ca nun havi a so chiazza”, Piazza Gelsi un luogo suggestivo

Due signori sulla settantina seduti su una panchina sono intenti a conversare, più avanti altri tre masticano qualcosa e osservano dall’alto dei bambini scorazzare. Siamo nella piazza di San Nicola L’Arena, frazione di Trabia, in provincia di Palermo. Appena mille abitanti d’inverno e almeno il triplo d’estate con turisti e villeggianti a caccia del mare pulito o di una sagra del pesce. Ma la piazza, sia d’estate che d’inverno, è sempre viva. Al centro due generazioni a confronto: da una parte gli anziani seduti sulle panchine, dall’altra i bambini che giocano. Ogni tanto arrivano anche i ciclisti che assetati riempiono bottiglie d’acqua dalla fontana.
Per gli anziani la piazza è un luogo di svago e di ritrovo. Si recano lì solitari e si siedono in una panchina nell’attesa che arrivi qualcun altro, poi quando diventano tre o quattro iniziano a parlare. Sono perlopiù uomini. Dibattono sugli argomenti più svariati: dalla partita di calcio della domenica scorsa, all’acqua che hanno tolto alle undici, il bidone della spazzatura che è stato spostato di fronte casa, la puzza che arriva quando il vicino arrostisce. “ Matri  chiddu ca succiriu”, “ e chidda muriu” raccontano, si lamentano, si dimenano,  ogni tanto alzano la voce, e osservano. Poi cala il silenzio. Ci sono momenti in cui si fermano, come imbambolati, con lo sguardo perso nel vuoto. O nel pieno dei ricordi. Guardano la gioventù “che non torna più” correre con un pallone tra i piedi e con un pizzico di invidia mista a tenerezza sorridono. I ragazzini arrivano in piazza nel pomeriggio, intorno alle quattro, in bici o con in mano un pallone, i più piccoli vengono accompagnati dalle mamme. Le bambine smanettano bambole e ogni tanto giocano insieme ai maschietti ad acchiapparello, qualcuna di loro gioca anche a calcetto. Fanno le conte, decidono le squadre, pari o dispari, piazzano due pietre per segnare la porta, ed iniziano. “Fallo, fallo” ogni tanto qualcuno arrivato in aria di rigore si butta a terra, imitando gli idoli e con insistenza e teatralità richiede il rigore. Poi, quando qualche “peri torto” sbaglia la mira e colpisce la panchina in cui stanno seduti gli anziani, tutti corrono a nascondersi.  Gli anziani allora, prendono la palla e minacciano di non ridarla più “ ‘U tagghiamu stu palluni !”, gridano al vento. Ed i bimbi spaventati escono allo scoperto, litigando per chi deve andare a ritirare la palla beccandosi le sgridate. Ogni tanto interviene la tanto amata signora Maria, che abita proprio lì, in piazza. Scende tra gli anziani e grida: “Aviti a lassari jucari di picciriddi, vuatri ormai siti vecchi”. Anche lei avanti negli anni, gioca la sua parte sempre a favore dei ragazzini. “Scimuniti” dice ai suoi coetanei, aprendo un acceso dibattito. I ragazzini, allora, sbellicandosi riprendono a giocare. Sullo sfondo il porticciolo turistico di San Nicola L’Arena, con i suoi due moli in pietra e il castello a tre torri.

Maria Vera Genchi