Progetto SVE al Centro Tau. L’esperienza di Marina

Progetto SVE al Centro Tau. L’esperienza di Marina

Mi presento, sono Marina e vengo dalla Spagna, e sto svolgendo il Progetto di Servizio di Volontariato Europeo (SVE) qua, al Centro TAU.

È già da otto mesi che sono a Palermo, e mi sembra di essere arrivata ieri mattina. Questo periodo è stato pieno di cambiamenti e apprendimenti, e questo mi ha fatto sentire sempre viva e attenta, dimenticando persino il passare del tempo. Ricordo i miei primi giorni al Centro TAU, quando non sapevo dire neanche una parola in italiano e non capivo niente di quello che accadeva intorno a me. In quel momento pensavo che sarebbe sempre stato così, osservare da lontano quello che accadeva senza sapere cosa dire. Ora invece le cose sono cambiate tantissimo, gestisco i miei corsi di chitarra, inglese e spagnolo, e do una mano a tutti quegli operatori che ne hanno bisogno per realizzare le loro attività. So che la situazione non è facile nel quartiere, che in tante occasioni la situazione delle famiglie che portano i loro bambini al Centro Tau è complicata e questo si vede riflesso nei comportamenti dei ragazzi e delle ragazze. Ma il Centro Tau fa un passo più avanti e offre al quartiere uno spazio dove chiunque può imparare cose che forse mai avrebbe potuto fare.

Lingue, informatica, cinema, musica, danza… tutte queste attività danno ai ragazzi del quartiere l’opportunità di scoprire se stessi, di sapere cosa gli piace e, addirittura, si crea un momento dove relazionarsi con i compagni in maniera amichevole, risolvendo i conflitti e lavorando insieme per gli stessi obiettivi.

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E non solo questo, il Centro Tau offre anche a persone come me, volontaria internazionale, che sanno poco del Paese, della lingua, della situazione sociale, ecc. l’opportunità di scoprire dal vivo la realtà sociale con cui si confrontano ogni giorno e anche il modo migliore in cui affrontarla: lasciando ai bambini la possibilità di essere i bambini che vogliono essere, perchè cosi poi potranno essere gli adulti che vogliono essere.

Marina Puig