Un ricordo necessario
Il 23 maggio 1992 veniva ammazzato il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli uomini della sua scorta.
«Abbiamo raccolto la richiesta e il desiderio – necessario – dei nostri giovani di voler partecipare al ricordo di quell’evento storico che ha segnato in maniera indelebile ogni Siciliano che ha vissuto quel boato “sentito” da ogni parte dell nostra isola, propagandosi in tutta la penisola. Questo è il racconto della giornata del 23 maggio 2016 fatto di parole semplici e purezza di sguardo di una giovane ragazza di 19 anni che, fortemente, chiede che tutto ciò che è accaduto venga raccontato alle generazioni che non c’erano ancora in quegli anni, nonostante nel corso di questi 24 anni alcune “icone dell’antimafia” si siano manifestate come “icone dell’apparenza” che di parole importanti come legalità e antimafia hanno quasi reso scarno il senso che ce ne siamo costruiti dentro, o almeno ci hanno provato senza riuscirci».
È una lunga giornata che ti riscalda la faccia. E’ una lunga memoria che ti rinfresca le gambe. Il 24esimo della morte di Giovanni Falcone ha la sua rivincita durante il corteo pomeridiano che coinvolge tutta la città di Palermo e non solo, perché quest’anno Palermo chiama tutta l’Italia e dall’altra parte della cornetta ci sono intere generazioni di cittadini che urlano in coro le storie di vite che hanno cambiato le nostre. Prima del concentramento in via Emanuele Notarbartolo 23, due bambini davanti a mamma e papà, cantano in sillabe “FAL – CO- NE“. Un canto scandito dal rombo dei piedi che sbattono contro il marciapiede, un insieme di sorrisi che orchestra l’arrivo della folla. “Patìa” è la parola giusta per dire di questa città quando ti trovi in mezzo a tutto e a tutti. Perché non è solo slogan, palloncini e minuto di silenzio: è un mondo piccolo in cui stretti e larghi si fa festa alla faccia di quel marciume putrido qual è la mafia.
Pietro, agente di polizia da ormai 28 anni, ci racconta di quel 23 maggio del 1992 come un tuono, un tornado, un’alta marea improvvisa quando non sai nuotare: “Ricordo che i telefoni in centrale iniziarono a fare come le trombe! Ci dissero che era morto Falcone insieme a Francesca Morvillo e tre agenti della scorta. Nessuno sapeva dire niente, per un attimo siamo caduti sulle sedie, poi abbiamo ripreso i nostri comandi verso l’autostrada A29. Nessuno sapeva cosa aspettarsi arrivati lì e come doverselo aspettare, ma ce lo aspettavamo tutti”. Salvo, un collega, con un lenzuolo bianco al posto del sorriso, interrompe Pietro: “Però, la cosa più bella è che nessuno mai si sarebbe aspettato che 24 anni dopo, sarebbe potuto accadere tutto ciò in una città come Palermo!”. Pietro, Salvo, i due bambini, un’anziana signora commossa al balcone, una madre che balla i Modena City Ramblers: questo è il 23 Maggio. Non aver paura della musica, della baldoria, del minuto di silenzio, della gioventù e dei ricordi. Perché tutto il mondo passa, tutto tranne il coraggio di avere il diritto alla libertà.
Gaia Garofalo